Gli archi della Porta Nuova medioevale erano parte delle mura costruite tra i 1171 e il 1183 dopo le distruzioni operate da Federico Barbarossa (1162). Tra il 1330 e il 1337, sotto Azzone Visconti, la porta fu abbellita con il bassorilievo marmoreo su laterizio che ritrae la Vergine con il Bambino ed i Santi Ambrogio, Protaso e Gervaso. L’autore è controverso. Collocato sulla faccia esterna della porta, affacciato sul contado, il tabernacolo serviva a porre il quartiere sotto la protezione della Madonna e dei Santi.
Da lì usciva in direzione Nord l’antica strada consolare che, passando anche accanto a Cusano, saliva fino a Licinii Forum (oggi Erba); sul suo tracciato oggi scorre la Valassina. Ci fa piacere pensare che il tabernacolo proteggesse anche la strada e quelli che la percorrevano fino a Cusano.
Al centro la Madonna in trono, assistita da due angeli, regge il Bambino in piedi su un ginocchio e rivolto verso S. Ambrogio, alla loro destra. S. Ambrogio è riconoscibile per la mitria vescovile e lo staffile nella mano destra. Dei Santi Protaso e Gervaso, due martiri milanesi del II o III sec dC dimenticati, non si sa praticamente nulla, se non che i loro corpi furono rinvenuti da S. Ambrogio stesso nei pressi di porta Ludovica nel 386, traslati nella cripta della Basilica dei Martiri (oggi S. Ambrogio) appena terminata, che con l’occasione fu solennemente consacrata. Il loro culto si diffuse rapidamente insieme a quello di S. Ambrogio e fiorirono numerose leggende.
Circa il ritrovamento delle spoglie di Protaso e Gervaso, già di per sé miracoloso, secondo S. Agostino, all’epoca a Milano, S. Ambrogio ebbe una rivelazione; S. Ambrogio stesso, in una lettera alla sorella parla invece di una semplice intuizione.
Tabernacolo degli Archi di Porta Nuova