L’affresco è molto deteriorato e riconoscere S. Rocco tra i personaggi raffigurati non è facile. In alto è ancora parzialmente leggibile la dedica: “ PER VOTO DI ALCUNI P[OPOL]ARI EGRAZIA RICEVU[TA] …[CONSA]CRAZIONE DEL CHIE[RICO] …. NELL’ANNO 1838”
Il punto fermo da cui partiamo è la denominazione di “edicola di S. Rocco” che troviamo nei documenti del comune preparati per il Piano di Governo del territorio del 2015 e relativi alle emergenze storico-naturalistiche. Al centro del quadro c’è la scena della deposizione con la Madonna che abbraccia Cristo morto tolto dalla croce. Ai loro piedi due figure. Quella di destra è S. Antonio da Padova, spesso ritratto con il saio francescano ed un giglio in mano.
Sulle pareti laterali della cappella troviamo S. Giuseppe (inconfondibile il richiamo alla professione di falegname offerto dalla sega che impugna) e S. Giulia (una giovane con in mano il giglio delle vergini e Brescia, con il monastero di S. Giulia presso cui si trovano le spoglie della santa fin dal VIII sec d.C., non è lontana).
Non resta quindi che il personaggio a sinistra della deposizione. Ad un primo sguardo mi era sembrato un prelato (trae in inganno anche la dedica che parla di un chierico) ma poi si possono riconoscere il bastone del pellegrino e la corta mantella scura con funzione antipioggia. Infine si è fortunatamente conservato il dettaglio del ginocchio nudo: S. Rocco é sempre raffigurato con una gamba nuda (più spesso la sinistra) a mostrare la piaga della peste, di cui si ammalò ma riuscì a guarire. Infine gli ultimi dubbi cadono quando notiamo che le due nappe bianche sul mantello in realtà non sono ornamenti della veste di un prelato, ma, anche se disegnate male, conchiglie di S. Giacomo (cappesante): usate per raccogliere l’acqua per bere dalle sorgenti, sono uno dei simboli del pellegrino. Quindi non è un prelato, ma proprio S. Rocco.
Il ginocchio di S. Rocco