L’affresco, sopra il portone di accesso ad una corte, ritrae tre santi soldati. San Giorgio, a cavallo nell’atto di trafiggere con la lancia il drago, e S. Faustino e S. Giovita, patroni di Brescia, con la palma del martirio.
S. Giorgio, vissuto tra il terzo e quarto secolo d.C. era un valoroso militare, ufficiale delle milizie di Diocleziano. Finì martire probabilmente durante le persecuzioni da lui ordinate. Secondo la leggenda fu ucciso più volte e più volte resuscitò, sempre compiendo miracoli in nome di Cristo. La leggenda del drago è di origine medievale: presso una città in Libia un grande drago tormentava gli abitanti esigendo perfino sacrifici umani. Quando toccò alla figlia del Re, intervenne finalmente S. Giorgio che ferì il drago in modo che la stessa fanciulla poté trascinarlo in città, ormai prigioniero. Alla fine, una volta ottenuta la conversione di tutta la città, S. Giorgio lo trafisse a morte, liberando una volta per tutte la città dalla schiavitù del drago, simbolo ovviamente del demonio e del peccato.
S. Faustino e S. Giovita, vissuti nel II sec d.C., nobili bresciani, erano anch’essi militari, cavalieri. Convertiti, rifiutatisi di adorare gli dei pagani, secondo la tradizione subirono varie forme di martirio, però a lungo inefficaci: la prigionia e le torture subite a Brescia, Milano, Roma e Napoli, non fiaccarono la loro fede; chiusi in gabbia con le tigri oppure dati in pasto alle belve nel circo, queste se ne stettero mansuete ai loro piedi; scorticati vivi e messi al rogo, le fiamme non bruciarono nemmeno i loro vestiti; abbandonati in mare aperto su una scialuppa, miracolosamente tornarono a riva. Alla fine, riportati a Brescia furono decapitati. Furono proclamati patroni di Brescia nel 1438 dopo che, durante un furioso assedio della città da parte dei milanesi, essi apparvero sulle mura respingendo a mani nude le palle di cannone: vista l’inutilità dei loro assalti, i milanesi furono costretti a levare l’assedio.
I guerrieri di Odolo